Interviste,  Varie su Bolano

L’opera di Bolaño? Uno spartiacque

intervista a Ilide Carmignani
di Francesco Prisco

«Dopo aver tradotto “2666” di Bolaño tutti gli altri libri su cui ho lavorato in questi anni mi sono sembrati invecchiati di colpo. Sin dalle prime pagine mi era chiaro che avevo a che fare con un autore destinato a lasciare una traccia fondamentale nel panorama letterario di questo inizio secolo. La sua opera è uno spartiacque».

Carmignani, come ha fatto Bolaño a scrivere «2666»?

Parliamo di un romanzo frutto di un lunghissimo apprendistato letterario, perché Bolaño leggeva tanto e aveva una capacità di assorbire stili e atmosfere letterarie davvero fuori dal comune. «2666» è un libro latinoamericano ma è anche un libro molto europeo. Ha spesso la fluidità dei più grandi narratori americani, quella che ti porta a leggere mille pagine tutte d’un fiato. Eppure va molto più a fondo degli autori statunitensi in quanto a contenuti.

Come definirebbe lo stile di Bolaño?

Usa una lingua paratattica dotata di grandissimo ritmo, dove abbondano le proposizioni temporali mentre causali e finali scarseggiano. Bolaño racconta, non spiega. Credo che il suo stile sia stato profondamente influenzato dalla visione che aveva del mondo. Per lui tutto è dominato dal caso. Scriveva che noi uomini più siamo infelici, più abbiamo bisogno di credere in un destino, mentre la vita è caso. Un romanziere del genere, sul piano dei contenuti, non ci offrirà mai un libro «lineare», con un inizio, uno sviluppo della trama e un finale. Se tutto è caso, un romanzo è destinato all’incompiutezza. Sul piano stilistico, un romanziere del genere non scriverà mai per spiegare.

«2666» è un romanzo incompiuto. Non sarebbe meglio utilizzare il termine «non-finito» come si fa per l’arte di Michelangelo?

È proprio questo il punto: sono convinta che seppure Bolaño fosse sopravvissuto all’uscita di «2666», ritoccando il suo capolavoro non ci avrebbe detto molto di più dei suoi personaggi, del fantomatico scrittore tedesco Benno von Arcimboldi come di Haas, l’europeo immigrato in Messico che finisce incriminato per le donne assassinate a Santa Teresa . Nei suoi libri ci sono destini che si incrociano secondo combinazioni improbabili, proprio come avviene nella vita. E proprio come nella vita, nei suoi libri ci sono moltissime cose che vorremmo sapere senza che nessuno riuscirà mai a soddisfare la nostra curiosità.
Gran parte del fascino postumo di Bolaño è riconducibile alla sua vita appartata, lontana dai clamori del successo. Non era scrittore da ospitate in televisione o folla alle presentazioni. Era un uomo dai mestieri improbabili, molto simile ad Arcimboldi, personaggio attorno al quale ruota il suo capolavoro. Non è un caso se viene contrapposto a Moravia, il prototipo dell’intellettuale perfettamente a suo agio tra i salotti e il bel mondo. A Bolaño/Arcimboldi bastavano la letteratura, i libri letti e quelli scritti. Tutto il resto è superfluo.

Lo ha mai incontrato?

Di sfuggita, al Salone di Torino, un anno prima che morisse. Era ospite del collega Angelo Morino. Mi apparve un uomo magro, molto provato nel fisico, timido di carattere.

Avrà eredi Bolaño?

Lo spero ma, fino a questo momento, non ne vedo. Il suo è un testimone pesante da raccogliere. Quanti scrittori sarebbero oggi capaci di scrivere mille pagine, toccare i punti più oscuri della condizione umana e lasciare il lettore con il fiato sospeso per tutto il corso della narrazione?

NOTE

Ilide Carmignani ha tradotto in modo magistrale 2666 di Roberto Bolano; un proflio della traduttrice e docente tracciato da Paola Pedrinazzi in cale a un’altra intervista del maezo 2010 :

Ilide Carmignani si è laureata all’Università di Pisa, perfezionandosi poi alla Brown University (USA) e all’Università di Siena nell’ambito della letteratura spagnola e ispanoamericana e della traduzione letteraria.
A partire dal 1984 ha svolto attività di consulenza, editing e traduzione dallo spagnolo e dall’inglese per alcune fra le maggiori case editrici italiane: Adelphi, Anabasi, Bompiani, Bur, Fabbri, Feltrinelli, Guanda, Marco Tropea, Marietti, Longanesi, Meridiani Mondadori, Passigli, Ponte alle Grazie, Saggiatore, Salani, Serra e Riva, UTET, Zanichelli. Ha collaborato con “Linea d’ombra”, “Latinoamerica”, “TransLittérature”, “In forma di parole”, “Il gallo silvestre”, “Comunicare. Letterature. Lingue”, “Stilos”, “L’Avvenire”, “Crocevia”, “In Other Words”, www.librialice.it.
Fra gli autori da lei tradotti vi sono Jorge Luis Borges, Luis Cernuda, Carlos Fuentes, Almudena Grandes, Gabriel García Márquez, Mayra Montero, Pablo Neruda, Octavio Paz, Arturo Pérez-Reverte, Luis Sepúlveda. Attualmente sta traducendo Il libro degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges per Adelphi, Il potere dei sogni di Luis Sepúlveda per Guanda e, insieme ai suoi allievi del corso Setl di Napoli, El viento en la colina ed El sarao di Luis Cernuda per Passigli.
Nel 2000, ha vinto il I Premio di Traduzione Letteraria dell’Instituto Cervantes. La traduzione del libro di Luis Cernuda, Variazioni su tema messicano (Firenze, Passigli, 2003), realizzata dai suoi allievi durante il corso 2001/2002 della SETL, ha ricevuto una menzione onorifica al Premio Monselice di Traduzione 2003.
È professore a contratto nel Corso di laurea specialistica in traduzione letteraria dell’Università di Pisa. Ha tenuto e tiene corsi e seminari di traduzione letteraria per il Master in Traduzione del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna, per la Scuola Europea di Traduzione Letteraria diretta da Magda Olivetti, per il Collegio Italiano dei Traduttori Letterari del Grinzane Cavour, per il British Centre for Literary Translation presso la University of East Anglia e la Cambridge University, per il Corso di perfezionamento in traduzione di testi letterari per l’editoria della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici “San Pellegrino” e per il Master Redattori Editoriali dell’Università di Urbino.

Dal 2000 è consulente per la traduzione letteraria della Fiera del Libro di Torino, dove cura incontri e seminari con il nome «l’AutoreInvisibile».
Dal 2003 cura, insieme al prof. Stefano Arduini, le Giornate della Traduzione Letteraria, convegno annuale presso l’Università di Urbino. nel 2008 ha pubblicato il libro Gli autori invisibili. Incontri sulla traduzione letteraria , una raccolta di interviste sulla traduzione a scrittori, studiosi, editori e traduttori ( vedi indice finestra