Opere di Bolaño

Mollate tutto, di nuovo

MOLLATE TUTTO, DI NUOVO

primo manifesto infrarealista (1976) nota
Roberto Bolaño

“Da qui ai confini del sistema solare ci sono quattro ore luce; da qui alla stella più vicina, quattro ore luce. Uno smisurato oceano di vuoto. Ma siamo realmente sicuri che sia solo vuoto? Sappiamo solo che in questo spazio non ci sono stelle luminose; se esistessero, sarebbero visibili? E se esistessero corpi non luminosi e oscuri? Non potrebbe succedere nelle mappe celesti, così come in quelle terrestri, che siano indicate le stelle-città e omesse le stelle-paesi?” nota

-Scrittori sovietici di fantascienza che si graffiano la faccia a mezzanotte.

-Gli infrasoli nota(Drummond direbbe gli allegri ragazzi proletari).nota

-Peguero e Boris soli in una camera lumpen a presagire la meraviglia dietro la porta.nota

-Free Money

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Chi ha attraversato la città accompagnato solo dalla musica dei fischi dei suoi simili e dalle proprie parole di sorpresa e rabbia?

Il tipo bello che non sapeva

che l’orgasmo delle ragazze è clitorideo
(cercate, non solo nei musei si trova la merda) (Un processo di museificazione individuale) ( Certezza che tutto è nominato, rivelato) (Paura di scoprire) ( paura degli squilibri imprevisti).

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I nostri parenti più prossimi:

i franchi tiratori, gli abitanti solitari delle pianure che devastano i caffè cinesi dell’America Latina, i macellai nei supermercati con i loro tremendi dilemmi individuo-collettività; l’impotenza dell’azione e la ricerca (a livelli individuali o impantanati in contraddizioni estetiche) dell’azione poetica.

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Piccole stelle luminose che ci strizzano l’occhio da un luogo dell’universo chiamato I labirinti.

-Dancing Club della miseria.

-Pepito Tequila che singhiozza il suo amore per Lisa Underground. nota

-Succhiateglielo, sùcchiatelo, succhiamocelo.

-E l’Orrore *

Cortine d’acqua, cemento o latta, separano un meccanismo culturale che fa da coscienza o culo della classe dominante, in un succedersi culturale vivo, canaglia, in costante morte e nascita, ignorante di gran parte della storia e delle belle arti (creatore quotidiano della sua folle istoria e delle sue allucinanti velle harti), corpo che a un tratto sperimenta su di sé nuove sensazioni, prodotto di un’epoca in cui ci avviciniamo a 200 kmh al cesso o alla rivoluzione.

“Nuove forme, rare forme”, come diceva tra il curioso e il sorridente il vecchio Bertolt.

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Le sensazioni non nascono dal nulla (ovvietà delle ovvietà), ma dalla realtà condizionata, in mille modi, da un costante fluire.

– Realtà multipla, ci fai girare la testa!

Dunque è possibile che da una parte questa sia una nascita e che dall’altra siamo in prima fila per assistere agli ultimi colpi di coda. Forme di vita e forme di morte attraversano quotidianamente la retina. La loro collisione continua dà vita alle forme infrarealiste: L’OCCHIO DELLA TRANSIZIONE

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Mettete tutta la città in manicomio. Dolce sorella, urlare di carri armati, canzoni ermafrodite, deserti di diamante, solo vivremo una volta e le visioni saranno ogni giorno più grandi e scivolose. Dolce sorella, autostop per Monte Albán. Allacciate le cinture perché si annaffiano i cadaveri. Un problema di meno.

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E la buona cultura borghese? E l’accademia e gli incendiari? E le avanguardie e le loro retroguardie? E certe concezioni dell’amore, e il bel paesaggio, la Colt precisa e multinazionale?

Come mi disse una volta Saint-Just in un sogno: perfino le teste degli aristocratici possono servirci da armi.

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-Una buona parte del mondo sta nascendo e un’altra buona parte morendo, e tutti sappiamo che vivremo o moriremo tutti: in questo non ci sono vie di mezzo.

Chirico dice: è necessario che il pensiero si allontani da tutto ciò che si chiama logica e buon senso, che si allontani da tutti gli ostacoli umani in modo che le cose gli appaiano sotto un aspetto nuovo, come illuminate da una costellazione rivelatasi per la prima volta. Gli infrarealisti dicono: buttiamoci a capofitto in tutti gli ostacoli umani, in modo che le cose comincino a muoversi dentro noi stessi, una visione allucinante dell’uomo.nota

-La Costellazione del Bell’Uccello.

-Gli infrarealisti propongono al mondo l’indigenismo: un indio pazzo e timido.

-Un nuovo lirismo, che in America Latina comincia a crescere, a sostentarsi in modi che non cessano di meravigliarci. L’ingresso nella materia nota è già ingresso nell’avventura: i versi della poesia come viaggio e il poeta come eroe rivelatore di eroi. La tenerezza come esercizio di velocità. Respirazione e calore. Esperienza a briglia sciolta, strutture che divorano se stesse, contraddizioni pazze.

Se il poeta è immischiato, dovrà immischiarsi anche il lettore.

“libri erotici senza ortografia”

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Ci precedono le MILLE AVANGUARDIE SMEMBRATE NEGLI ANNI SESSANTA

I 99 fiori aperti come una testa fracassata

I massacri, i nuovi campi di concentramento

I Bianchi fiumi sotterranei, i venti color violetto

Sono tempi duri per la poesia, dicono alcuni, mentre bevono tè, ascoltano musica nei loro dipartimenti, parlano (danno ascolto) ai vecchi maestri.nota Sono tempi duri per l’uomo, diciamo noi mentre torniamo sulle barricate dopo una giornata piena di merda e gas lacrimogeni, scopriamo/creiamo musica perfino nei dipartimenti, guardiamo a lungo i cimiteri-che-si-espandono, dove i vecchi maestri bevono disperatamente una tazza di tè o si ubriacano di pura rabbia o inerzia.

Ci precede HORA ZERO

((Alleva zambo e ti faranno male i calli))

Siamo ancora nel quaternario. Siamo ancora nel quaternario?

Pepito Tequila bacia i capezzoli fosforescenti di Lisa Underground e la vede allontanarsi su una spiaggia da cui spuntano piramidi nere.

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Ripeto:

il poeta come eroe rivelatore di eroi, come l’albero rosso caduto che annuncia l’inizio del bosco.

-Gli intenti di un’etica-estetica conseguente sono lastricati di tradimenti o di sopravvivenze patetiche.

-E il fatto è che l’individuo potrà anche fare mille chilometri ma alla lunga la strada se lo mangia.

-La nostra etica è la Rivoluzione, la nostra estetica la Vita: una-sola-cosa.

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Per i borghesi e i piccoli borghesi la vita è una festa continua. Ce n’è una ogni fine settimana. Il proletariato non ha feste. Solo funerali con ritmo. Le cose cambieranno. Gli sfruttati faranno una gran festa. Memoria e ghigliottine. Intuirla, attuarla certe notti, inventarle spigoli e angoli umidi, è come accarezzare gli occhi acidi del nuovo spirito.

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Spostamento della poesia attraverso le fasi delle rivolte: la poesia che produce poeti che producono poesie che producono poesia. Non un vicolo elettrico / il poeta con le braccia separate dal corpo / la poesia che si sposta lentamente dalla sua Visione alla sua Rivoluzione. Il vicolo è un punto molteplice. “Inventeremo per scoprire la sua contraddizione, le sue forme invisibili di rifiuto, fino a spiegarlo” . Spostamento dell’atto dello scrivere attraverso zone per niente favorevoli all’atto dello scrivere.

Rimbaud, torna a casa!

Sovvertire la realtà quotidiana della poesia attuale. Le concatenazioni che conducono a una realtà circolare della poesia. Un buon riferimento: il pazzo Kurt Schwitters. Lanke trr gll, o, upa kupa arggg, divengono ufficialmente investigatori fonetici che codificano l’ululato. I ponti del Nova Express sono anti-codificanti: lasciate che io grida , lasciate che io grida (per favore, non tirate fuori la matita né un pezzo di carta, non registratelo, se volete partecipare gridate anche voi), e dunque lasciate che io grida, per vedere che faccia fa quando smetto, quale altra cosa incredibile ci tocca vedere.

I nostri ponti fino alle stazioni ignote. La poesia che mette in relazione realtà e irrealtà.

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Convulsivamente

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Cosa posso chiedere all’attuale pittura latinoamericana? Cosa posso chiedere al teatro?

Più rivelatore e plastico è fermarsi in un parco demolito dallo smog e vedere la gente che attraversa in gruppi (che si comprimono e si espandono) i viali, quando sia gli automobilisti che i pedoni hanno fretta di tornare nelle loro baracche, ed è l’ora in cui escono gli assassini e le vittime li seguono.

Veramente, quali storie mi raccontano i pittori?

Il vuoto interessante, la fissità della forma e del colore, nel migliore dei casi la parodia del movimento. Quadri che serviranno solo da insegne luminose nelle sale degli ingegneri e dei medici che li collezionano.

Il pittore si colloca in un sociale che ogni giorno è più “pittore” di lui, ed è lì che si ritrova disarmato e assume il ruolo di pagliaccio.

Se Mara si imbatte per la strada in un quadro X, quel quadro acquisisce la categoria di cosa divertente e comunicante; è un salone è così decorativo come le poltrone di ferro del giardino del borghese / questione di retina? / sì e no / però meglio sarebbe trovare (e rischiosamente sistematizzare per un po’ di tempo) il fattore detonante, classista, propositivo al cento per cento dell’opera, in giustapposizione con i valori dell'”opera” che la precedono e la condizionano.

-Il pittore abbandona lo studio e QUALUNQUE status quo e si tuffa nella meraviglia / o si mette a giocare a scacchi come Duchamp / Una pittura didattica per la pittura stessa/ E una pittura della povertà, gratuita o abbastanza a buon mercato, incompiuta, di partecipazione, di messa in questione nella partecipazione, di estensioni fisiche e spirituali illimitate.

La pittura migliore dell’America Latina è quella che ancora si fa a livello inconscio, il gioco, la festa, l’esperimento che ci dà una visione reale di quello che siamo e ci rivela quello che possiamo fare, la pittura migliore dell’America Latina è quella che dipingiamo con verdi rossi e azzurri sulle nostre facce, per riconoscerci nella creazione incessante della tribù.

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Provate a mollare tutto ogni giorno.

Che gli architetti smettano di costruire scenari diretti verso l’interno e aprano le mani (o le chiudano a pugno, a seconda del luogo) verso questo spazio esterno. Un muro e un soffitto acquistano utilità quando non solo servono per dormire o per evitare le piogge ma anche quando stabiliscono, a partire per esempio dall’atto quotidiano del sogno, ponti coscienti tra l’uomo e le sue creazioni, o la loro momentanea impossibilità.

Per l’architettura e la scultura noi infrarealisti partiamo da due punti: la barricata e il letto.

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La vera immaginazione è quella che fa esplodere, delucida, inietta microbi smeraldo in altre immaginazioni. In poesia e in tutto il resto, l’ingresso nella materia dev’essere già l’ingresso nell’avventura. Creare gli strumenti per la sovversione quotidiana. Le fasi soggettive dell’essere umano, con i loro begli alberi giganteschi e osceni, come laboratori di sperimentazione. Fissare, intravedere situazioni parallele e strazianti come un grande graffio sul petto, sulla faccia. Analogia senza fine dei gesti. Sono così tanti che quando ne appaiono di nuovi nemmeno ce ne rendiamo conto, anche se li stiamo facendo / guardando allo specchio. Notti di tempesta. La percezione si apre mediante un’etica-estetica portata all’estremo.

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Le galassie dell’amore appaiono sul palmo delle nostre mani.

-Poeti, scioglietevi i capelli (se li avete)

-Bruciate le vostre schifezze e cominciate ad amare finché non arrivate alle poesie incalcolabili

-Non vogliamo dipinti cinetici, ma enormi tramonti cinetici

-Cavalli che corrono a 500 chilometri l’ora

-Scoiattoli di fuoco che saltano su alberi di fuoco

-Una scommessa per vedere chi batte le palpebre per primo, tra il nervosismo e la pasticca di sonnifero

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Il rischio sta sempre da un’altra parte. Il vero poeta è quello che lascia sempre se stesso alle spalle. Mai troppo tempo in uno stesso posto, come i guerriglieri, come gli ufo, come gli occhi bianchi degli ergastolani.

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Fusione ed esplosione di due sponde: la creazione come una scritta sul muro decisa e aperta da un bambino pazzo.

Niente di meccanico. Le scale della meraviglia. Qualcuno, forse Hieronymus Bosch, rompe l’acquario dell’amore. Soldi gratis. Dolce sorella. Visioni leggere come cadaveri. Little boys che affettano la carne secca dei baci a dicembre.

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Alle due del mattino, dopo essere stati a casa di Mara, sentiamo (Mario Santiagoprofilo di mario santiago e alcuni di noi) delle risate che vengono dall’attico di un palazzo di 9 piani. Non la smettevano, ridevano e ridevano mentre noi di sotto dormivamo appoggiati ad alcune cabine telefoniche. A un certo punto solo Mario continuò a prestare attenzione alle risate (l’attico era un bar gay o qualcosa di simile, e Darío Galicia ci aveva detto che era controllato dalla polizia). Noi telefonavamo ma le monete si facevano d’acqua. Le risate continuavano. Quando ce ne fummo andati da quel quartiere Mario mi disse che in realtà nessuno aveva riso, erano risate registrate, e lassù nell’attico un gruppo ristretto, o forse un solo omosessuale, aveva ascoltato in silenzio il suo disco e ce lo aveva fatto ascoltare.

-La morte del cigno, l’ultimo canto del cigno, l’ultimo canto del cigno nero, NON STANNO nel Bolshoi ma nel dolore e nella bellezza insopportabile delle strade.

-Un arcobaleno che inizia in un cinema malfamato e finisce in una fabbrica in sciopero.

-Che l’amnesia non ci baci mai in bocca. Che non ci baci mai.

-Abbiamo sognato l’utopia e ci siamo svegliati gridando.

-Un povero bovaro solitario che torna a casa, meraviglia.

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Far apparire le nuove sensazioni – Sovvertire la quotidianità

O.K.

MOLLATE TUTTO, DI NUOVO

PARTITE SULLE STRADE

Roberto Bolaño, México, 1976

NOTE DELLA TRADUTTRICE

In realtà questo “manifesto infrarealista” è preceduto da due manifesti:
Nel 1975 José Vicente Anaya scrive “Por un arte de vitalidad sin límites” seguito nello stesso anno dal “Manifiesto infrarrealista” di Mario Santiago Papasquiaro;
Una notte del 1975, al Cafè La Habana ( “Cafè Quito” ne I detective selvaggi) Roberto Bolaño e Mario Santiago si incontrano per la prima volta. L’autore cileno evocherà ne La pista di ghiaccio quella “notte greve di nebbia…..Prima che me lo presentassero davanti al caffè La Habana, sentii la sua voce, profonda, come di velluto, l’unica cosa che non sia cambiata col passare degli anni. Disse: è una notte fatta su misura per Jack. si riferiva a Jack lo squartatore, ma la sua voce aveva un suono che evocava terre senza legge, dove qualunque cosa era possibile. Eravamo tutti adolescenti, adolescenti tosti, questo si, e poeti, e ce la ridevamo” [p. 11]
Prima di lasciarsi Santiago gli lasciò un fascio di fogli con le sue poesie e Bolano le lesse quella notte stessa restando sveglio fino all’alba. Una mattina del 1975, Mario Santiago porta uno dei suoi amici, Ramón Méndez, al seminario di poesia della UNAM [l’università di Città del Messico] per presentarlo a Roberto Bolaño. in quell’incontro sorge l’idea di creare un nuovo movimento poetico. Ramón Méndez ricorda la riunione che si tenne a casa di Bolaño: “quando Santiago ed io uscimmo dalla casa di Bolaño, lo avevamo convinto della nostra avversione vitale contro l’ufficialismo della cultura, ed egli ci aveva comparato ai beatniks:”tu sei Ginsberg – aveva detto a Santiago, e questo è Corso:siete i beatnicks del Messico.”.
La fondazione del movimento infrarealista, proposta da Bolano, viene inaugurata a fine ’75 nella casa di Bruno Montanè (Felipe Mueller de I detective selvaggi). Il manifesto viene redatto e letto in pubblico nel 1976 in occasione della presentazione del gruppo nella libreria Gandhi.

Da “L’infra del Dragone”, racconto dello scrittore sovietico Georgij Iosifovic Gurevic (1958). Traduzione dall’originale, a questo indirizzo: http://epizodsspace.airbase.ru/bibl/z-s/1958/infra.html . La citazione inclusa da Bolaño nel Manifesto coincide con la traduzione di Carlos Robles per l’antologia curata da Jacques Bergier Lo mejor de la ciencia ficción rusa, 1968.

Secondo alcuni l’origine del nome, proposto da Bolano, deriva dal racconto L’Infra del Dragone di Gurevic, che menziona “soli neri” o “infrasoli”, corpi oscuri che al loro interno generano luce propria che non può essere vista dall’esterno. Secondo un’altra versione l’infrarealismo viene creato dal pittore cileno Roberto m,atta, tra il 1948 e il 1958, dopo la sua espulsione dal surrealismo da parte di Breton. Secondo Bruno Montanè L’ideario oscuramente metafórico del gruppo riscattava una metáfora pittórica del surrealista chileno Roberto Matta. L’infrarrealismo doveva essere la cantina fluttuante dove sarebbe dovuta fermentare una vitale rottura della proposta poetica di allora.
Secondo Jorge Herralde, proprietario della casa editrice Anagrama che ha pubblicato tutti i libri di Bolano, “l’origine della parola infrarealismo proviene, è chiaro, dalla Francia. Emmanuel Berl la attribuisce al surrealista (soprarealista) Philippe Soupault: lui e i suoi amici ‘avevano fondato un club della disperazione, una letteratura della disperazione” [Jorge Herralde – Per Roberto Bolano ]

Il poeta brasiliano Carlos Drummond de Andrade.

José Peguero era un membro del gruppo degli infrarealisti. Ne I detective selvaggi sarà il personaggio Jacinto Requena. Di quel periodo dirà: “In Messico, Roberto Bolaño non trovò mai un lavoro. Eravamo sempre stanchi, morti di fame, febbricitanti, e camminavamo come pazzi. ci vediamo di pomeriggio a casa di Bruno (Montanè) o al caffè La Habama, diceva. E se ne andava alla biblioteca della città Universitaria a piedi, e tornava a piedi”.

Personaggio immaginario o allegoria, Pepito Tequila sembra non avere corrispondenze nella realtà, in libri, film o narrazioni pregresse anche non bolañesche. Si ripresenta in una lettera scritta da Bolaño all’editore e stampatore Juan Pascoe, ma anche qui non è chiara la sua valenza. Non è da escludere che si tratti di un termine riconducibile a un linguaggio in codice, da lessico privato. Nel suo saggio “Chile negro: memoria y referentes textuales en Nocturno de Chile” Nestor Ponce ravvisa nell’accostamento tra Pepito Tequila e Lisa Underground l’espressione dell’ibridazione culturale.
Lisa potrebbe riferirsi alla protagonista della canzone dei Velvet Underground “Lisa Says”.
Personaggio della tradizione popolare accostato alla Lisa che dà il titolo a una canzone dei Velvet Underground, “Lisa says”.

Giorgio De Chirico

“En materia” (nella versione originale) potrebbe essere un riferimento ad una poesia di Octavio Paz

Chiara allusione ai professori “statalisti” fedeli all’ortodossia accademica e ai “vecchi maestri” (allusione allo scrittore Octavio Paz che era solito bere il te
I primi segni di insofferenza verso la cultura accademica si manifestano nel “taller” di poesia dell’Università autonoma del Messico (UNAM), condotto da Juan Bañuelos nel 1973 (che ne I detecitive selvaggi assume il nome del “poeta contadino” Juan Cèsar Alamo. Il taller era frequentato dai fratelli Ramón e .Cuahtémoc Méndez, Héctor Apolinar e Mario Santiago, che contestavano il contenuto del corso. “studiamo i classici, Juan, gli dicevamo, studiamo il secolo d’oro, fai delle lezioni sul sonetto, ma il maestro non aveva nessun interesse o non poteva soddisfare le nostre richieste” racconta il poeta Ramón Méndez. Di fronte all’insanabile dissidio prosegue Méndez “un pomeriggio, a principio del 1974, Mario santiago si presentò al corso con un foglio che conteneva la rinuncia scritta di Bañuelos, con il suo singolare stile, irriverente e sproloquiante, dove il maestro si autoaccusava di menopausa galoppante e altre amenità per lasciare il suo posto”. Gli studenti finirono per essere espulsi >

Movimento poetico d’avanguardia nato in Perù negli anni Settanta. Per i legami tra l’Infrarealismo e le avanguardie poetiche dell’America Latina è in corso di traduzione un saggio di Andrea Cobas Carral
L’esperienza di Hora zero rappresenta una della maggiori fonti d’ispirazione del surrealismo. In un testo dedicato al poeta Jorge Pimentel Bolaño racconta: “eravamo daccordo sul fatto che la giovane poesia peruana era di gran lunga la migliore in latinoamerica in quel momento, e quando fondammo l’infrarealismo lo facemmo pensando non poco a Hora zero, di cui ci sentivamo arte e parte”

Zambo, termine di derivazione spagnola originariamente riferito alle persone di discendenza africana e amerindia, è tuttora usato in America Latina (spesso come dispregiativo) per designare chiunque abbia origine africane. In spagnolo zambo è anche chi ha le gambe storte.

La poetessa infrarealista Mara Larrosa.

esplicito riferimento alla poesia di André Breton “Lâchez tout” (scritta nel 1922, pubblicata sulla rivista “Letteratura” per sancire la rottura con il movimento Dada, in seguito inclusa in Les Pas Perdus, 1924):

Lâchez tout. Lâchez Dada
Lâchez votre femme, lâchez votre maîtresse
Lâchez vos espérances et vos craintes.
Semez vos enfants au coin d’un bois.
Lâchez la proie pour l’ombre.
Lâchez au besoin une vie aisée,
ce qu’on vous donne pour une situation d’avenir.
Partez sur les routes

Abbandonate tutto.Abbandonate Dada.
Abbandonate la vostra sposa, abbandonate la vostra amante.
Abbandonate le vostre speranze e i vostri timori.
Seminate i figli ai margini di un bosco.
Abbandonate il certo per l’incerto.
Abbandonate una vita confortevole,
ciò che vi viene spacciato per avvenire pieno di possibilità.
Partite sulle strade.