Varie su Bolano

Letteratura nazista

prima edizione: 1996, Spagna – Anagrama ed., titolo: La literatura nazi en America

prima edizione italiana: 1998, Sellerio ed., traduzione: Angelo Morino e Enza Sanfilippo
seconda edizione italiana: 2013, Adelphi ed., traduzione di Maria Nicola

lettere di Bolano a Waldo Rojas […] Anni fa chiesi a un cileno appena arrivato qui, se in Cile esistesse una corrente letteraria che si autoproclamasse fascista. Disse di no, ovviamente, un pò scandalizzato dall’idea che potessero esistere scrittori del genere. Il periodo pinochettiano, a ben vedere, è stato povero persino di mostri; nonostante ciò ci sono o ci furono un paio di criminali noti – e a volte notevoli – che seppero fare fortuna e sviluppare la loro arte sotto la giunta militare; due poveri dilettanti se li compariamo con gli esimi artisti che produsse l’Argentina, o con alcuni solisti centroamericani o colombiani, le cui prodezze, ci sta facendo conoscere la stampa europea. Ma non c’è letteratura dietro i nostri mostri, il che li impoverisce, il che fa si – e questo è grave – che esistano solamente nei nostri incubi, un malessere particolare e non un malessere reale (anche se il dolore quello si che è reale).
A volte mi tenta l’idea di due eteronimi, o tre, per coprire questo buco. Altre volte, da megaloname, l’idea di un dizionario completo che contenga tutti gli scrittori nazisti dell’America, dal 1962 in poi: opere, tendenze, influenze europee, regionalismi, drammaturgie e manifesti, riviste marginali, riviste effimere, editori, pubblicazioni e seminari, conferenze…
Opere complete brevissime e opere complete voluminose.
Un dizionario che sia un romanzo che sia un dizionario tale e quale. Forse lo scrivo. Magari lo scrivo. Speriamo che domani – sono le 3 e mezza – non mi appaia come un’altra scemenza.
[lettera di Bolano a Waldo Rojas, settembre 1993]

lettere di Bolano a valdo rojas […] Un’altra cosa. Giorni fa ho proposto a Gonzalo Millan la scrittura congiunta di una Enciclopedia abbreviata della letteratura nazista in America, qualcosa nello spirito di Tlon Uqbar Orbis Tertuis le immagini di noi stessi negli specchi concavi e convessi, ma specchi a conti fatti.
(Un corpo principale composto da bibliografie di questi, più una serie minore di piccoli lavori chiarificatori, miti, pubblicazioni, relazioni in Europa, conferenze e conferenzieri, leggende etc. Uno spazio di tempo che va dal 1935 o 1939 fino al 2009, qualcosa di simile.
Nel post scriptum gli dicevo che sarebbe stato magnifico poter contare anche su di te.
Bene, suppongo che Gonzalo si rifiuterà di partecipare e suppongo che tu farai altrettanto, ma che rimanga agli atti che siete stati i primi a cui l’ho proposto (mi pare che in una lettera anteriore già ti avevo parlato di questa idea, fu il malvagio Doctor Petiot, Dottor Petiot, film francese del 1990 colui che me lo ha sussurrato all’orecchio?
[lettera di Bolaño a Waldo Rojas, dicembre 1993]

Credo che La letteratura nazista sia un romanzo, con esposizione, sviluppo ed epilogo. Un tipico romanzo…
In definitiva però è un congiunto di biografie unite tematicamente, però indipendenti. E’ un romanzo ma non deve essere letto ocme un romanzo. Puoi cominciare da dove vuoi nonostante i tre stadi del romanzo. Per esempio credo che si possa cominciare dall’epilogo. La cosa più probabile è che abbia fallito nel mio intento, ma l’idea era questa e credo che non fosse una cattiva idea

Perchè è ossessionato dalla cultura della estrema destra in América Latina?
Il mondo dell’ultra destra è un mondo smisurato ed è interessante di per sè. Succede che io prendo il mondo dell’ultra destra, ma molte volte, in realtà, sto parlando della sinistra. Prendo l’immagine più facile per essere caricaturizzata per parlare di un’altra cosa. Quando parlo degli scrittori nazisti in America in realtà sto parlando del mondo a volte eroico, e molto più spesso canagliesco, della letteratura in generale.
Certamente non solo i fascisti hanno commesso orrori in america Latina. Vedi il caso di quel poeta salvadoregno che assassinarono i suoi compagni. Roque Dalton.nota
Io conobbi alcuni di quelli che uccisero Roque Dalton. Vissi in El Salvador prima che cominciasse la guerra Civile, e dei dieci comandanti principali quattro erano scrittori. E due di loro li conobbi. Uno si chiamava Cienfuegos e un altro che non so come diavolo si chiamava. E conobbi molti scrittori….
[ intervista rivista Lateral , aprile 1988 ]

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Gli scrittori della letteratura nazista in America altro non sono che una metafora del mestiere di scrittore, della letteratura che è un mestiere. a mio modo di vedere, abbastanza miserabile, praticato da gente che è convinta che sia un mestiere magnifico. E qui c’e’ un paradosso bestiale, un equivoco bestiale; voglio dire, è un equivoco come se qualcuno vede a una persona morta con quattro proiettili nella testae dicei proirettili nella spalla e un cartello che dice – ti ho ammazzato per essere tonto -. Vede il cartello e dice: – Huy, e’ vittima di un incidente -. Non so come fanno a non rendersi conto. il mestiere di scrivere è un mestiere popolato da canaglie, e questo lo intuiscono tutti, ma è anche un mestiere popolato da tonti che non si rendono conto della sua fragilità immensa e di come sia effimero. Io posso stare con venti scrittori della mia generazione e tutti possono essere convinti cosno molto bravi e che sopravviveranno; questo è indice di ignorana, a parte di essere un atto di enorme superbia, è di una ignoranza bestiale; perchè si potrebbe loro chiedere: – vediamo se sai, hai letto o hai una vaga idea della storia della letteratura? Quanti scrittori latinoamericani sopravvivono del decennio 1870 – 1880? fammi il nome di venti non di una paese ma ti tutto un continente….
come creatore di questi personaggi sento molta simpatia per loro…
[ intervista di Cristián Warnken – UTC television, 1999]

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Stella Distante è il fratello siamese super rapido e letale di La letetratura nazista in America, che è un siamese grasso, lento e goffo: una mole enciclopedica di una calma bestiale
[ Intervista con Lina Meruane. Caracas, 20/3/1998 ]

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La letteratura nazista in America è un romanzo sulla letteratura e i personaggi che vi appaionono sono riflessi deformati del mestiere di scrivere, che è abbastanza canagliesco, triste, mediocre, ma che perfino nelle sue peggiori manifestazioni ha qualcosa che lo nobilita
(Entrevista con Beatriz Berger. El Mercurio, 28/3/1998)

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Perchè l’estrema destra si presta di più a questi esercizi letterari rispetto all’estrema sinistra?
La verità è che non credo che ci sia quaòcosa di sacro. Non scriverei “La letteratura bolscevica in America” ma nello stesso tempo credo che tutto sia satirizzabile.
[intervista di Patricio Pron, febbraio 2011 ]

detctive selvaggiLa literatura nazi en America viene pubblicato in Spagna nel 1996 e tradotto in Italia con lo stesso titolo – La letteratura nazista in America – nel 1998 da Angelo Morino e Enza Sanfilippo per la Sellerio ed.
«Solo in questo libro la letteratura e gli scrittori sono il protagonista principale »
R.Bolaño

La letteratura nazista in America è costruita come un manuale. “Non manca nemmeno un apparato bibliografico che raccoglie nomi di personaggi marginali, intitolazioni di riviste, marchi editoriali e titoli di libri: tutti scrupolosamente inventati. E, quanto alle schede dedicate a scrittori senza diritto di cittadinanza nella realtà, riferiscono vicende in cui si ritrovano tangenzialmente implicati autori dall’incontestabile esistenza, come Jorge Luis Borges, Julio Cortàzar o Allen Ginsberg.”

E’ composta da trenta biografie apocrife di scrittori nazisti americani. Si ispira alla Storia universale dell’infamia finestra (1935) di Borges, e La sinagoga degli iconoclasti (1972) dell’argentino Rodolfo Wilcock finestra (1919-1978)nota. La genealogia di quest’opera può essere fatta risalire a Retratos reales e imaginarios (1920) del messicano Alfonso Reyes (1889-1959) e Vite immaginarie finestra (1896) del francese Marcel Schwob (1867-1905). Un congiunto di autori che lo stesso Bolaño definisce come “gli zii, i genitori e padrini del mio libro che senza dubbio è il peggiore di tutti, che comunque sta lì”
Bolaño aveva già pubblicato Consejos de un discípulo de Morrison a un fanático de Joyce (in collaborazione con Antoni García Porta, 1984), La pista de hielo (1993)e La senda de los elefantes (1994) (che verrà ripubblicato nel 1999 con il nuovo titolo Monsieur Pain ). Ma solo con questo libro Bolaño,. attira l’attenzione della critica e ottiene il riconoscimento internazionale della sua opera.

NOTE

Bolaño, nel 1973, in viaggio per il Cile, passò per El Salvador dove si fermò per alcuni giorni
Ecco come racconta Pino Cacucci l’esecuzione di Roque Dalton.

La storia. Il poeta salvadoregno Roque Dalton venne assassinato quattro giorni prima di compiere quarantadue anni. Era il 10 maggio 1975. Roque Dalton, la voce poetica del Salvador libero, irriverente, immune ai dogmi ottusi e al grigiore dell’ortodossia, Roque Dalton ammirato dagli spiriti più anticonformisti della cultura latinoamericana, amato dai sandinisti nicaraguensi e venerato da tanti giovani salvadoregni assetati di nuovo linguaggio per un nuovo modo di intendere e praticare la lotta rivoluzionaria… e profondamente odiato, per tutto ciò, dal potere del suo paese, si era unito alla guerriglia, decidendo che la poesia non bastava: gli squadroni della morte non permettevano più alcuna attività di opposizione legale e costringevano alla clandestinità, liberare il Salvador imponeva la scelta della violenza perché in Centroamerica si debellasse finalmente il cancro della violenza.
Dunque, Roque Dalton combatté per i suoi ideali di giustizia, con lo stesso impeto e la stessa ironia – e autoironia – che metteva nelle sue poesie. Ma non caddde in combattimento. A ucciderlo, fu “una pallottola sparata di fianco”, perché, come ha scritto Eduardo Galeano nel commosso ricordo di Roque in “Memoria del Fuoco”, “da un fianco doveva venire quella pallottola, l’unica pallottola capace di trovarlo”, dopo essere scampato rocambolescamente all’esercito che per due volte era stato sul punto di fucilarlo, ai torturatori che credevano di averlo ridotto in fin di vita, alla polizia che lo aveva inseguito prendendolo a revolverate.
A uccidere Roque Dalton furono alcuni suoi compagni. Erano convinti che Roque lavorasse per la CIA. Una sapiente regia li aveva spinti prima a dubitare, poi a verificare, e infine a trovare quelli che credettero fossero “indizi inoppugnabili”. Non prove, ma efficaci indizi. E decisero di sparare al poeta Dalton, al compagno Roque, alla spia che passava informazioni ai servizi che foraggiavano, armavano e addestravano gli squadroni della morte salvadoregni.
L’assassinio di Roque Dalton suscitò un’ondata di sdegno in tutta l’America Latina. Pochi tacquero, in nome di una stravolta “ragion di stato” applicata alla rivoluzione, in molti accusarono la guerriglia salvadoregna di cecità, follia, intossicazione mortale… I dirigenti della guerriglia rimasero attoniti, ci fu chi assicurò “inchieste interne”, chi minacciò vendette, chi si chiuse nel mutismo impotente, mentre tanti combattenti della “bassa forza”, lasciarono l’organizzazione nauseati, con un dolore insopportabile nel petto.
Ma come si era potuti arrivare a sospettare una persona dalla condotta limpida e dalla pulizia morale come Roque Dalton, di essere niente meno che una spia? Il lento, inesorabile, capillare lavorio che inoculò tali sospetti in alcuni guerriglieri fu messo in atto da una delle più efficaci operazioni della CIA in Centroamerica. Dare briglia sciolta agli squadroni della morte, era roba per bisonti che caricano a testa bassa, per grezzi fautori della terra bruciata. Diffondere notizie false con paziente maestria, lasciar intendere senza dire chiaramente, creare le condizioni per demolire dall’interno la forza di volontà di quanti sono disposti a dare la vita per un ideale di giustizia, è faticoso, certo, è un’opera degna di menti sottili, non dà risultati immediati ma, quando finalmente li dà, sono dirompenti, devastanti a lungo termine, definitivi.
Paco Taibo II ha dedicato un capitolo – l’11° – del suo magistrale “A quattro mani” alla trama che portò all’assassinio di Roque Dalton, ricostruendo il paziente lavoro portato a termine da un agente statunitense specializzato nello “Shit Department”, una sezione addetta a “spargere merda”… Roque Dalton era stato ucciso perché sospettato di essere un informatore della CIA, ucciso da ottusi guerriglieri che avevano ricevuto gli indizi, senza esserne coscienti, da una sezione apposita della CIA. E così, come scrive Paco Taibo II, “la guerriglia salvadoregna si scisse e la sinistra perse il suo più lucido militante”. Una decina di anni dopo, a Managua, avrei ascoltato questa stessa versione dei fatti da militanti della guerriglia salvadoregna, quelli della generazione successiva, che avevano continuato a lottare ma che non trovavano pace per l’assassinio del poeta Roque Dalton, “il migliore di tutti noi”, dicevano. Troppo tardi. Infatti, sappiamo com’è andata a finire, in Salvador,chi ha vinto e chi ha perso.
Pino Cacucci torna su

Un’interessante recensione di Pier Paolo Pasolini dei Pier paolo Pasolinilibri di Wilcock e schwob
Un ottimo sito italiano dedicato a Rodolfo Wilcock
Un racconto di Wilcock raccontato da Vittorio Gassman: torna su