Varie su Bolano

L’infrarealismo secondo Bolaño

L’infrarealismo secondo Roberto Bolaño

Roberto Bolaño Mi esclusi (dal movimento che avevo fondato dopo pochi anni. Io credo che questi gruppi, in fondo non sono male, possono essere divertenti, inoltre adempiono a una missione, però nella misura in cui conservano il senso dell’humor. Se si perde l’humor, beh, allora siamo di nuovo nella casa della della chiesa e li io non non ci metto piede
[Roberto Bolaño]

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Roberto Bolaño: intervista di carlos Rubio, luglio 1999 C’è un concetto molto importante nel romanzo, il cosiddetto “realismo viscerale”, che cosa significa questo termine?
E’ un modo di nominare un movimento avanguardista che nacque in Messico nel 1974, gli infrarealisti. Io fui uno dei fondatori, insieme a Mario Santiago, e vi fecero parte all’inizio, Bruno Montaner, Márgara Rosa, Darío Galicia e i fratelli Méndez. Mario era tra i grandi poeti messicani del secolo e, disgraziatamente, è morto l’anno scorso in modo terribile: lo investì un’auto che poi è fuggita.

Si ha notizia in Messico di alcuni atti pubblici degli infrarealisti, come una volta che contestarono Octavio Paz e boicottarono una sua lettura pubblica. L’infrarealismo era antipaziano, si, però anche contro la sinistra neostalinista, quella sinistra dirigista. Noi ci collocavamo in una specie di frangia anarchizzante, contro tutto. Perchè non solo fummo contro Paz, ma anche contro la “Espiga Amotinada”. Al contrario rispettavamo Efraín Huerta e fummo amici suoi. L’infrarealismo era la versione messicana del Dadà, conla gran fortuna che potevamo contare su due poeti straordinari: Mario Santiago r Darío Galicia.
[Roberto Bolaño: intervista a Bolaño di carlos Rubiointervista di carlos Rubio, luglio 1999]

In opposizione al giovane poeta che ha una grande paura di rischiare, che vuole conquistare il prima possibile uno status all’interno del mercato, c’e’ il kamikaze dei “Flussi” di Mario Santiago o delle strade accidentate di Pimentel. Il degno e ludico ragazzo della strada con il volto infangato di immaginazione. Finchè un ragazzo qualunque sogna e racconta i suoi sogni a una ragazza ci sarà avanguardia nella giovane poesia. Però è ora di tirare fuori l’avanguardia dai suoi territori marginali, dai suoi territori di sogni e lanciarla nella lotta di potere contro l’apparato ufficiale, reazionario fino alle ossa. A tal scopo bisogna organizzarsi, provare nuovi canali di comunicazione, sperimentare, essere sempre nella disposizione di addentrarsi in mondi sconosciuti, proporre freneticamente, quotidianemnte affilare la capacità di meraviglia e di amore. La sovversione della quotidianeità non può circoscriversi in ambiti puramente socio-economici, la rivoluzione e la vita devono essere l’etica e l’estetica (una sola cosa) di qualsiasi progetto di avanguardia.
In questo senso credo che possiamo parlare già di rinascimento, le cose tornano a muoversi da qualche parte, i giovani corrono dei rischi, escono come lunatici per le strade a vivere il loro film bogartiano, creano movimenti strampalati e sanissimi, in mezzo a una “inteligentia”, dapprima indifferente e poi spaventata. esempio di ciò è l’infrarealismo in Messico, definito da amici e nemici come la peste, e quello che è appena cominciato, che è appena nello stadio che, Ruben Medina designa come di scoperta di sensazioni marginali”, designa come di scoperta di sensazioni marginali”, “il poema lanciato, in forme molteplici, all’avventura”. Il nucleo centrale di una possibile avanguardia deve essere l’avventura, credo io. E preferisco il ragazzo che legge Pablo de Rokha invece di Valéry, che legge Kerouac e non Fuentes, quello che scrive in una macchina di sogni: Soldi gratis o Thanatos Go Home.

Avventura dei nervi, avventura della palbreba, avventura della strada, avventura della rivoluzione, avventura dell’amore

Più o meno come colui che è buttato in un angolo, sudando e riposando un po’, e qualche teorico dell’Universitò gli grida, cattiva la coscienza, piccolo borghese: E lui sorride quasi come un Budda armato
[ Roberto Bolaño, tratto da un articolo pubblicato dalla rivista Plural:
“Quel che resta della vita selvaggiaLa nueva poesía latinoamericana ” (¿Crísis o renacimiento?) (1976) ]

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Ricordo che il biglietto d’aereo per andare in Europa lo guadagnai con due articoli per una rivista messicana. nota Tra l’altro riguardavano gli stridentisti. Nel 1976 tutti davano per morti gli stridentisti, nessuno sapeva della loro esistenza. Tutti sapevano che erano stati un gruppo di avanguardia che fu molto vicino al futurismo, al surrealismo, al ultraismo. Di fatto corrispondevano con Borges. Nell’ultimo libro di Borges, ” El tamaño de mi esperanza” c’e’ una recensione di uno dei primi libri di Maples Arce, il padre dello stridentismo. Un movimento di avanguardia, che però si identificava molto con la rivoluzione messicana dei primi anni, e l’origine turbolenta del PRI. Io scrissi di ciò.
[ Roberto Bolaño, intervista di Mihály Dés , 1998 ]

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L’infrarealismo è un movimento che Roberto Matta crea quando Breton lo espelle dal surrealismo e che dura tre anni. In questo movimento c’era solo una persona, che era Matta. Anni dopo l’infarrealismo sarebbe risorto in Messico ad opera di gruppo di poeti messicani e due cileni. Fu una specie di dadaismo di un gruppo che organizzava eventi piuttosto divertenti.
Ci fu un momento in cui aderirono in moltissimi, all’incirca una cinquantina di persone, dlle quali, la triste verità è che, solo due o tre valevano qualcosa come poeti. E quando Mario Santiago ed io, partimmo per l’Europa, il movimento morì. Quelli che rimasero in Messico furono incapaci di continuare. In realtà questo avvenne perché l’infrarealismo rappresentava la follia di Mario e la mia… Durò dal ’75 al ’77
…Eravamo fuori dalle diverse clientele e dai clan mafiosi che operavano in Messico. Noi eravamo contro i “raffinati”, di Octavio Paz e la sua gente, contro i neostalinisti, quelli che si definivano scrittori senza alcun impegno e che in realtà erano stipendiati ogni mese dal PRI. Eravamo contro tutto. E ciò che facevamo era uno spettacolo veramente pietoso.
[ Roberto Bolaño, intervista María Teresa Cárdenas y Erwin Díaz, dicembre 1999]

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Intervista a R.Bolaño di C. Boullosa, 2002 L’infrarealismo fu una specie di Dadà alla messicana. In alcuni momenti ci furono molte persone, non solo poeti, ma pittori e soprattutto vagabondi e oziosi, che considerarono se stessi come infrarealisti, però in realtà il gruppo era costituito solamente da due persone, Mario Santiago ed io. Entrambi ce ne andammo in Europa nel 1977. Dopo alcune avventure disastrose, una notte nella stazione ferroviaria di Port Vendres, in Rosellon, vicino a Perpignan e alla stazione dei treni di Perpignan, decidemmo che il gruppo come tale era cessato.
[ Roberto Bolaño, intervista di Carmen Boullosa ; in C. Manzoni, Roberto Bolaño: La Escritura Como Tauromaquia, 2002]

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Fondamentalmente ciò che dava molto fastidio allo status della letteratura messicana era il fatto che non stavamo con nessuna mafia, con nessun gruppo di potere. Nella letteratura messicana di quell’epoca, e suppongo anche in quella di oggi, ci sono sempre state clientele e clan, signori della guerra con i loro samurai e noi che non stavamo con nessuno:
Non stavamo ocn la sinistra, una sinistra stalinista, dogmatica, dirigista; una sinistra spaventosa, dai!
Nè con la destra raffinata, che di raffinato francamente non aveva niente, una raffinatezza piena di polvere. Nè con le avanguardie, a cui l’unica cosa che gli interessava era guadagnare soldi e perdipiù facevano un’avanguardia rivolta al lontano passato.
Ciò che facevamo noi era dare fastidio a tutti. Ricordo che qualcuno, in un minuto di grande ispirazione, nel suo unico minuto di grande ispirazione, arrivò a pubblicare un testo dove diceva:
“Che Bolaño se ne vada a Santiago [Cile] E Santiago [Mario] pure
, perchè non ci sopportavano in Messico; per la verità, era un odio viscerale, non ci volevano in alcun modo E.. questo fu il gruppo degli infrarealisti Poi quando me ne vado dal Messico, non tornerò più. Invece Mario andò via dal Messico visse in Europa, Medio oriente.. ma dopo tornò e a lui gliela fecero pagare cara molto cara.
Ora dopo la sua morte tutti che dicono che Mario Santiago era un grande poeta e che la sua è un’opera meravigliosa però hanno aspettato che morisse.
[ intervista a Roberto Bolaño – Off The Record , 1998 ]

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In generale eravamo d’accordo sul fatto che la giovane poesia peruviana era di gran lunga la migliore che si facesse in Latinomerica in quel momento, e quando fondammo l’infrarealismo lo facemmo pensando non poco in Hora Zero il movimento poetico peruviano Hora zero, di cui ci sentivamo arte e parte.
[prologo per la seconda edizione di Ave Soultesto di R.Bolano, libro di poesie di Jorge Pimentel ]